Daioja, un Mitsukuni Mito in versione robotica

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Saikyo Robo Daioja, anime Sunrise del 1982 a tema robotico e ispirato alla figura di Mitsukuni Tokugawa (Mitokomon), personaggio storico ripreso spesso nelle produzioni animate e live action giapponesi. Daioja è stato uno dei grandi assenti in Italia dell’epoca d’oro degli anime dei robot giganti, è comunque arrivato da noi negli ’80 sotto forma di giocattolo. Nel 2012 Bandai gli ha dedicato una versione Soul of Chogokin: il GX-61. Rispolveriamolo…

Qualcuno a mai sentito parlare di Daioja? Pochi credo, perché questo anime Sunrise del 1982 da noi non è mai arrivato. È arrivato in Italia però il giocattolo, con il nome traslitterato in “DIOGIA“, che consisteva in tre robot che assemblati ne formavano uno di discrete dimensioni. Chi lo ha avuto di certo lo riconoscerà.

La confezione del diecast prodotto dalla Clover nei primi anni ’80.

A questo robot dal design molto simile a quello di un Daitarn 3 (del resto, entrambi targati Sunrise) la Bandai nel 2012 ha dedicato il Soul of Chogokin GX-61. Il modello risultante è curato e, nei limiti del possibile, è davvero molto vicino al robot dell’anime originale, sia per quanto riguarda il design che per come viene gestita la procedura di agganciamento che trasforma i tre robot principali nel grande Daioja.

Ne avevamo accennato un po’ di tempo fa su FB, ora modello alla mano, cogliamo l’occasione per approfondire l’argomento. Ma prima facciamo qualche breve accenno all’anime e ai riferimenti della storia.

Per iniziare ad inquadrare robot e personaggio partiamo da uno sguardo all’openig della serie televisiva.

Ai più attenti non sarà sfuggito la presenza sul petto del robot di un marchio già visto in un altro famoso anime dal titolo italiano “L’invincibile Shogun“. Si tratta dello stemma del clan Tokugawa, che sotto la guida di Yeyasu Tokugawa aveva riunificato il Giappone alla fine dell’era Sengoku nel 1603.

“L’invincibile Shogun” (in realtà Mitokomon era un Daimyo, un  vice-shogun, ma nella traduzione italiana si era persa la parola vice) narrava le gesta di Mitsukuni Tokugawa (Mito Komon), che sotto mentite spoglie errava per l’impero accompagnato dal suo seguito per svelare la corruzione e punire gli ingiusti.

Ed ora qualche dettaglio della prestigiosa versione Soul Of Chogokin GX-63.
La storia di Daioja è simile, con la differenza che Mito è un giovane principe, l’anime è di ambientazione fantascientifica, è presente un robot gigante e il seguito ufficiale di Mito è ridotto allo smilzo spadaccino e al gigante forzuto.

Daioja, come dicevamo, rientra nella categoria dei robot componibili. Nella sua forma base si divide in tre robot più piccoli: Ace Redder, Aoider e Cobalter. Questi uniti vanno a formare rispettivamente la testa, il busto e le gambe di Daioja.

Rispetto alla versione ad agganciamento ultimato, le proporzioni tre robot più piccoli sono un po’ “giocattolose”. Malgrado questa considerazione, è comunque evidente che il compromesso è stato ben mediato in favore del robot combinato, anzi, tenendo presente la laboriosità dell’agganciamento, realizzato in modo molto simile a quello che si vede nell’anime, il risultato sui singoli robot non è affatto disprezzabile.

Da uno sguardo alla scatola salta subito all’occhio che la dotazione di optional è abbondante e ben congegnata grazie all’espositore incluso nella confezione. Nella scatola è presente anche il manuale con la procedura di agganciamento dei tre robot descritta nel dettaglio.

La critica più diffusa mossa a questo GX-61 si basa sul constatare che, ad eccezione di Cobalter, nei singoli robot la presenza di metallo è minima, con vetta negativa per Ace Redder. Si potrebbe dire che presi singolarmente Ace Redder e Aoider sono poco “Chogokin“. In effetti è vero, anche se però la presenza maggiore di metallo sulle gambe darà al robot completo un maggiore bilanciamento.

ACE REDDER

AOIDER

COBALTER

La trasformazione

La trasformazione è abbastanza laboriosa, quindi per non fare danni è bene consultare con attenzione il manuale, specialmente per le parti che all’apparenza necessitano di essere sforzate: per evitare danni è meglio essere ben sicuri prima di fare forza!
In particolare abbiamo avuto qualche tentennamento per effettuare la divisione del corpo di Cobalter nelle due gambe. Infatti le due metà sono abbastanza dure da dividere, tanto che più volte ci si è fermati nel dubbio di aver dimenticato di togliere qualche fermo. In realtà sono proprio le giunzioni ad essere molte e abbastanza resistenti. Si consiglia molta attenzione!

Ecco i tre robot come si presentano preparati per la trasformazione. Da notare l’accurato lavoro fatto dai progettisti per riproporre la trasformazione il più simile possibile a quanto visto nella serie animata originale.

La trasformazione di Ace Redder consiste nel far rientrare le braccia “telescopiche” all’interno della parte superiore del busto, stringere le gambe, anch’esse telescopiche, e far scivolare gambe e bacino, diventate un unico elemento, dietro la schiena dove andranno a formare una specie di backpack (a trasformazione ultimata è possibile staccare l’elemento per migliorare l’estetica del robot finito, qui si è deciso di lasciarle per rendere meno forzato il risultato finale). Vengono aggiunte poi delle spalliere extra più grandi per proporzionare meglio il risultato.

La trasformazione di Aoider è quella più particolare dei tre: la testa si ripiega nel torace lasciando uno spazio vuoto all’altezza delle spalle, le braccia si accorciano, si girano e si dispongono nella zona cava dove prima stava la testa. Le gambe si accorciano, dai piedi spuntano le mani di Daioja e si divaricano fino a mettersi parallelamente al busto. Da notare l’ottimo studio delle articolazioni, che, con le dovute limitazioni, sono funzionali sia per la conformazione Aoider che per Daioja.

Cobalter è tra i tre robot quello che necessita più aggiunte esterne: in pratica, una volta configurate le gambe di Daioja, bisogna agganciare ad ogni gamba delle coperture in due pezzi, che inscatolano la zona che va dalla caviglia al ginocchio, ed un pannello da posizionare sul retro dei talloni. Questa aggiunta risolve le pecche estetiche, funziona in modo discreto lasciando mobilità alla caviglia, ma non è stabilissima, durante la posa capita che i pannelli si stacchino anche troppo facilmente. Nel nostro modello in particolare, i pannelli della gamba destra non si agganciano benissimo e restano un poco precari.

I moduli per il volo dei tre robot si combinano in un unico back-pack con le ali più massicce. Il risultato della combinazione è molto gradevole e funzionale.

Daioja completo

In conclusione, viso le notevoli dimensioni montato (30 cm circa) e le proporzioni più convincenti e armoniose, la maggior parte dei possessori deciderà di tenere in vetrina Daioja nella sua versione finale. La posabilità, soprattutto per le gambe, è abbastanza limitata, come comunque ci si può aspettare da un trasformabile con questo livello di trasformabilità, ma permette di realizzare pose in piedi comunque discrete e credibili. Un Chogokin con non troppo metallo, ma molto riuscito per design finale e completezza.

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