Con la loro magia, le scene chiave delle serie animate classiche venivano riproposte sempre uguali di episodio in episodio. Malgrado la ripetizione però non ci stancavamo mai di guardarle. Ripassiamo le scene chiave di Trider G7.
Vista la complessità della realizzazione di un’animazione, soprattutto quando si tratta di serie TV di molti episodi, fin dagli albori degli anime è stata usata la pratica di riutilizzare piccoli cut che ritraevano qualche azione di routine dei personaggi (estrazione di una spada, vestizione particolare, partenza veicoli, accensione razzi, etc.). L’uso di queste scene riproposte aveva il vantaggio di ridurre i costi di produzione, risparmiare tempo e togliere lavoro agli animatori, già oberati da grandi carichi di disegni da realizzare.
Con l’avvento delle serie robotiche, soprattutto quando si parla di robot componibili o trasformabili, le scene con operazioni meccaniche e mosse speciali si sono fatte sempre più lunghe e complesse. Queste, data l’importanza all’interno delle storie e il richiamo che avevano sui fan, difficilmente potevano essere riassunte o evitate. Ha iniziato quindi a crearsi l’esigenza di creare blocchi di sequenze clonate da inserire in ogni singolo episodio, queste inoltre assumevano il compito di dare ritmo e guidare il climax di ogni puntata, funzionando anche da eventi scatenanti.
Va di conseguenza che questi passaggi animati non potevano essere solo didascalici, dovevano anche essere emozionanti e, visto che venivano realizzati una volta sola per poi essere riusati, richiedevano animazioni ad un alto livello di qualità decisamente superiore alla media del resto delle sequenze della serie TV in cui apparivano. Non solo: erano diventate un momento obbligato, la ciliegina sulla torta che dava il gusto all’intero episodio, oltretutto dovevano anche essere così ben dirette da sbalordire i fan ogni volta che le rivedevano.
Attraverso gli anni ’70 le scene chiave si sono fatte sempre più lunghe e dettagliate, arrivando a livelli di complessità davvero notevoli, basti pensare alla trasformazione di Daltanious (1978) di cui avevamo parlato in passato. Le scene chiave de L’invincibile robot Trider G7 (serie Sunrise del 1981) sono un ottimo esempio per vedere come si era evoluta la tecnica dell’animazione negli anime dei primissimi anni ’80 sono.
Trider G7 è un robot trasformabile in astronave e combinabile con una navetta d’appoggio (Trider Cosmic). Esiste poi una modalità “cingolato” che sfrutta un modulo extra che viene lanciato dalla navetta e che viene usato più raramente. Rispetto ad altri robot contemporanei le trasformazioni e gli agganciamenti sono abbastanza semplici, quello che fa la differenza rispetto molti altri è la regia delle sequenze cardine, infatti sfrutta sapientemente movimenti di camera simulati come panoramiche, camere a seguire e effetti di luce per creare interesse sull’azione.
Preparazione e partenza!
La scena chiave in cui viene introdotto il robot in ogni episodio è molto lunga e descrive la preparazione del pilota, il percorso automatizzato che lo porta alla cabina di pilotaggio collocata nella testa del Trider G7, il decollo con trasformazione in astronave del robot ed il congiungimento alla navetta d’appoggio.
La base del Trider sembra all’esterno un cadente edificio in una zona industriale, ma in realtà nasconde un hangar sotterraneo immenso che ospita il robot (alto circa 60 metri!). Watta, il pilota, entra in uno sgangherato ascensore, lo troviamo un attimo dopo cambiato con divisa da pilota a bordo di un lifter avveniristico che sta scendendo nelle profondità delle base. Esce, attraversa un corridoio e si ritrova ai piedi del gigantesco robot. Watta entra da una porta a diaframma (probabilmente collocata sul piede del robot) e va sedersi sul sedile di comando, questo inizia a muoversi su un binario e dopo un percorso tortuoso arriva alla cabina di pilotaggio. Una volta entrato nella buia cabina i quadranti si accendono di luce abbagliante e illuminano l’ambiente. Trider G7 è pronto a partire.
Gli occhi (camere frontali) del Trider si illuminano dando un’idea di “power-on”. Vediamo che la testa del robot sporge in parte dal suolo al centro di un parco giochi, una voce annuncia: “Attenzione! Attenzione! Il Trider sta per decollare. Allontanatevi tutti dalla zona. Potrete tornare tra pochi secondi…“. Gli utenti del parco lasciano libera la zona, la pavimentazione del parco si apre e il Trider decolla!
Dopo un volteggio in aria e una posa marziale, Trider si butta indietro e si trasforma in modalità aerea: i piedi si uniscono e piegano a formare il muso dell’astronave, il busto si ripiega a metà e le braccia si trasformano in propulsori.
In un campo, ipotizziamo poco distante dal parco, accende i propulsori e decolla anche il modulo navetta. In aria Trider e Trider Navetta si agganciano e seguono una traiettoria che li porta fuori dall’atmosfera terrestre. Il cielo è sempre azzurro, quando il Trider G7 parte alla volta dello spazio non piove mai.
Sganciamento
Una volta nello spazio, quando sono in prossimità dell’obiettivo, il Trider esegue la manovra di sganciamento.
Attacco finale: L’Aquila di Trider!
In un anime robotico di stampo classico Sunrise (con le dovute eccezioni) non può mancare l’attacco finale, come in Zambot 3 e Daitarn 3. Al culmine della battaglia Watta dà il via all’Aquila di Trider, un attacco speciale che sfrutta la propulsione del robot e un campo di energia radiante che lo avvolge dandogli la silhouette dell’aquila che ha sul petto (e che è il suo simbolo). Trider G7 prende grandissima velocità e gettandosi contro il nemico lo taglia letteralmente in due.
Anche la sequenza dell’esplosione dell’avversario è sempre la stessa, infatti ogni serie TV aveva la sua “esplosione tipica”. Nel caso di Trider G7, visto che il combattimento avviene nello spazio, il nemico esplodendo forma una palla di fuoco.
A questo punto, per rifare nel giusto modo i movimenti del robot, ci vuole una action figure del Trider che si avvicini il più possibile a quanto visto nel cartone animato. Il Soul of Chogokin GX-66 Trider G7 della Bandai è sicuramente un buon punto di partenza…